I Caravaglio a Salina

 

Nino – Antonino- Caravaglio è nato a Salina, da famiglia salinara.

I nonni paterni – Francesco Caravaglio e Caterina Caravaglio – provenivano da storiche famiglie locali, anche se Caterina nacque a Boston e tornò solo poi sull’isola, all’età 7 anni. L’emigrazione toccava già, in parte, queste terre.

Il nonno materno – Antonino Maiorana – era invece di Milazzo e venne a Salina a innestare. Era quello che oggi chiameremmo un tecnico agrario. Qui conobbe la nonna – Maria Terzita Taranto- e si fermò sull’isola. Siamo agli inizi del Novecento.

SALINA MALFA NOVECENTO

Malfa, anni Quaranta del Novecento

Il padre, Gaetano Caravaglio (che era figlio unico) continuò l’attività agricola dei genitori.

Racconta Nino Caravaglio: “L’attività agricola è storia e identità di Salina. Ne sono simboli e protagonisti il cappero e la vite. È vero che siamo un’isola, circondata dal blu del Mediterraneo. Tuttavia io mi sento più uomo di terra che di mare. Più contadino che marinaio o pescatore. E questo non riguarda solo la mia storia, ma la storia dell’isola.

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Nino Caravaglio

La terra era importante, era la terra che dava sostentamento, molto più del mare.
Salina era un’isola totalmente coltivata. I terrazzamenti erano ovunque, i muri di contenimento.

Il paesaggio isolano era un paesaggio agricolo di cui ancora oggi si vedono i segni.

Mio padre seguiva la campagna, aiutato da tutta la famiglia, e andava anche a pescare. A seconda dei ritmi agricoli, calibrava i tempi di pesca. Era quella agricola l’attività principale e importante. Basti pensare che mio padre in un anno raccoglieva e preparava 25 quintali di capperi.

Produceva anche vino rosso (nerello mascalese e cappuccio, perricone, calabrese, diavola…) che veniva venduto come come vino sfuso o in barili di legno, destinati a vino da taglio per il mercato italiano e francese.

Mio fratello ed io lo accompagnavamo, in campagna e a pesca. Nella memoria restano impresse la pesca del tonno e del pesce spada, con le loro lunghe preparazioni e la loro indiscussa ritualità.

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Pesca tradizionale del pesce spada (Messina)

La campagna era fiorente, anche se richiedeva un lavoro faticoso e costante.

“Voglio ricordare mio padre poiché è lui che mi ha trasmesso l’amore per la terra, il suo rispetto, la gioia di accogliere i suoi frutti. Anche la dedizione, senza la quale è impossibile ottenere la qualità.

Mio padre purtroppo è scomparso ancora giovane quando i miei fratelli ed io eravamo ragazzini. Lui però continua a vivere concretamente, in ciò che ogni giorno facciamo in vigna, in cantina, o nella cura dei capperi.

Ma voglio ricordare anche mia madre, attenta e lungimirante, che ci ha cresciuti e indirizzati alla continuazione degli studi, poiché era fermamente convinta che, tanto più su un’isola, non ci potesse essere un futuro buono per noi senza studiare. Caparbietà e sacrifici per i figli, poiché l’unica risorsa economica in famiglia proveniva dalla campagna”.

E così Nino Caravaglio studiò. E scelse di studiare proprio Scienze agrarie, all’Università di Catania. Poi tornò sull’isola. E riprese, con rinnovate idee e nuova energie, i poderi del padre, che già produceva vino.