Breve storia del cappero

La pianta del cappero cresce spontaneamente in tutto il bacino del Mediterraneo.

Nell’arcipelago delle Isole Eolie viene coltivato da tempo immemore, trovando in questo contesto particolare vigore ed eccezionale vitalità, grazie alla particolarità del suolo vulcanico e alle condizioni climatiche nettamente favorevoli: ventosità media, scarsissima umidità.

Grazie a condizioni climatiche e geomorfiche uniche i capperi delle Eolie sono “naturalmente biologici” poiché non necessitano di alcun trattamento o concimazione.

Fiore di cappero

Fiore di cappero

Si tratta di una pianta arborea cespugliosa ermafrodita con produzione a scalare: mano a mano che i germogli crescono si formano i boccioli, che costituiscono quelli che noi chiamiamo “capperi”. Entro il quattordicesimo giorno dalla sua formazione il bocciolo fiorisce.

Il fiore del cappero è un fiore di rara bellezza.

Il cappero, dunque, non è altro che il bocciolo della pianta.

Quando il bocciolo è sfiorito, resta il cosiddetto gineceo ovvero l’ovaloide che contiene i semi. Si tratta di una sorta di piccola bacca (come lo è quella della rosa canina, ad esempio) che viene chiamata e consumata come cucuncio.
Wild Caper - Capparis spinosaOltre ai boccioli e alle bacche, della pianta del cappero si utilizzano le sommità dei germoglio (capasciuzzi): ci sono località mediterranee, come Santorini nell’arcipelago delle Cicladi greche, in cui vengono coltivati solo per queste sommità.

Con le radici del cappero si fanno decotti curativi, utili per la depurazione di fegato e intestino.

La crema di capperi è anche un protettivo per la pelle.